Località Poggio Spinelli

Località Poggio Spinelli
No Comments I luoghi della cultura,Periodo Romano,Quarto Flegreo

A cura di Lino Di Costanzo

 

Nell’area su cui insiste Masseria Spinelli si conservano quattro cisterne ed un ambiente non identificabile.

Procedendo da Nord verso Sud, la prima cisterna (A) si presenta scavata nel tufo su cui direttamente poggia lo strato impermeabile di cocciopesto.

L’ambiente è interrato sino all’attacco della volta a botte di cui resta un brevissimo tratto sulla parete Ovest; ne restano solo la parete Ovest e parte di quella Sud.

Lunghezza massima m. 3,30, larghezza massima m. 0,45, orientamento N10°W.

La seconda cisterna (B) è intera; è lunga m. 15, larga m. 9,40, alta m. 6,50 con orientamento N180°E.

Gli angoli sono arrotondati; due pilastri centrali e la volta a botte sono rivestiti di cocciopesto.

Le pareti sono realizzate in opera reticolata mentre i pilastri, che misurano m. 1,20 x 0,90, sono in tufelli (mod. 32 x 8).

Sulla parete Ovest, di fondo, è stata scavata nel tufo una grossa nicchia, quasi un vano di forma trapezoidale, forse moderna.

All’esterno, sulla parete Est, a m. 0,60 dall’angolo NE della costruzione, è visibile, a m. 1,55 dall’attuale piano dell’aia, un battuto di cocciopesto sezionato che poggia sul tufo: è quanto resta di un’altra probabile cisterna.

L’ambiente non identificabile (C) si conserva intero; è lungo m. 6,10, largo m. 4,50 con orientamento N240°E.

In gran parte è scavato nel tufo e si notano tracce di paramento ma, per il pessimo stato di conservazione, è impossibile stabilire se si tratta di cubilia o tufelli.

La volta è a botte realizzata in scaglie di tufo. La parete Nord è rivestita di cocciopesto. La parete Sud mostra cinque nicchie scavate nel tufo (forse un intervento moderno?) ed è dotata di un lucernario.

Oggi questo ambiente è adibito a pollaio.

La terza cisterna (D), corrispondente al sito n. 104 della prima edizione del volume, si conserva discretamente anche se su di essa, ed in parte nel suo interno, si è impiantato corpo di fabbrica della masseria del sig. Golia Liopardo.

Le pareti sono in parte rifatte come pure la volta. Dimensioni: m. 9 x 9,05, orientamento N10°W. Addossato all’esterno dell’angolo SE si conserva un profondo pozzo dotato di pedarole.

L’ultima cisterna (E) a Sud, a pianta rettangolare interamente rivestita di cocciopesto, è stata sventrata da una moderna cava di tufo che ne ha asportato la parete Sud; la parete Nord è in opera reticolata; la volta è a botte in scaglie di tufo con tracce di centina.

Lunghezza massima m. 4,30, larghezza m. 2,75, altezza m. 3,95, orientamento N20°W. In alto, sulla parete Nord, si conserva un tubo adduttore formato da due coppi contrapposti.

Poco a Nord di questa cisterna le ricognizioni degli anni settanta evidenziarono un ambiente voltato con rivestimento in cocciopesto che copre l’opera cementizia lungo m. 1,38 e largo m. 2,50, realizzato in cementizio; tutt’intorno a questo rudere il terreno è rialzato rispetto al piano di campagna e, su alcuni lati, si notano tratti di cementizio ed opera reticolata affioranti.

Una così fitta presenza di strutture non può che far pensare ad una antica villa di grosse proporzioni; le quattro cisterne ed il rinvenimento, in un cortile interno della masseria, di cinque pilastrini fittili di suspensurae, favorisce l’ipotesi di un complesso abitativo dotato anche di ambienti termali.

Nei campi subito ad Est della masseria, ad una quota più bassa di circa quindici metri, quasi nell’area del mausoleo di Poggio Spinelli, in ricognizione si rinvenne numeroso materiale ceramico che si può supporre essere dilavato dalla zona immediatamente superiore dove insistono i ruderi di questa villa.

Sono frammenti di ceramica a vernice nera; ceramica campana A (Morel, 1300; 4376 A1; 4382); ceramica rossa interna; sigillata orientale ES A; sigillata italica (Goudineau 38 anche decorata con festoni e figure varie); sigillata sud gallica (Dragendorff 29); ceramica comune; ceramica da cucina anche con patina cenerognola; pareti sottili; sigillata africana A (Hayes 27, 7); sigillata africana A/D (Hayes 18); sigillata africana D con decorazioni zoomorfe; ceramica da cucina africana (Hayes 23; 197; Ostia I; Ostia III; Ostia IV. 60); balsamari; tegole e coppi; anfore (Dressel I e 2-4) galliche (Pelichet 47).

Misti a questo materiale si rinvennero anche frammenti di ceramica ad impasto databili tra il XVII ed il VIII secolo a.C.

Come raggiungere il sito:

Tags
About The Author